Una ragazza mi ha chiesto a cosa serva la filosofia

 

di Claudia Cardella

 

“A cercare la Verità”. Mi pare un po’ troppo generica come risposta. E poi, a che serve la Verità? “La filosofia serve a riflettere”. Anche questa mi pare una risposta un po’ troppo generica… “La filosofia è uno strumento che serve a capire il perché delle cose”. Ma per questo c’è la scienza; e se si vuole, anche le pseudo-scienze. “A trovare delle risposte”. Curioso, dal momento che il filosofo dà importanza soprattutto alle domande. “A capire cos’è bene e cos’è male”. Ma questa è più una conseguenza della filosofia, e solo uno dei suoi molti scopi. “Perché è utile per la formazione personale e per comprendere e affrontare nel modo migliore le situazioni”. Che nobile definizione dell’utilità della filosofia. Ma forse è fin troppo precisa, cioè troppo specifica: questo è l’aspetto più pratico della sua utilità. “Perché ci fa ragionare”. Su cosa? Questo è solo l’inizio della ricerca, poi dobbiamo trovare qualcosa su cui ragionare. “Perché è utile”, semplicemente. Ma forse non è solo nella sua utilità, l’utilità della filosofia.

Riflettere è un po’ come scrivere, oppure come leggere un libro per diletto: l’atto in sé, l’intenzione, non ha nulla di eccezionale. Eppure, una volta che si è scritto, quel che si è scritto cambia il nostro modo di pensare, allo stesso modo in cui ciò che si legge influenza profondamente e la nostra mente e il nostro modo di vedere le cose, che, tra l’altro, sono strettamente collegati. Un romanzo può aprirci gli occhi; può cambiarci profondamente; può addirittura arrivare a farci assumere un altro punto di vista rispetto a quello cui eravamo abituati. Leggere romanzi, però, non è poi così utile, se si considera separatamente dai suoi effetti. Dunque, a che serve la filosofia? È una bella domanda. Io credo che si faccia filosofia ogni volta che ci si intestardisce nel cercare di comprendere qualche cosa; ogni volta che non ci accontentiamo della prima risposta che ci viene data; ogni volta che, come i bambini, ci ostiniamo a chiedere <perché?>. I bambini sono grandi filosofi ad esempio. E più smontano gli oggetti; e più osservano e testano e tastano con le mani; e più fanno mille domande e, come piccoli Socrate, importunano il loro interlocutore finché questo non risponde loro qualcosa, più sono filosofi.

 

Partendo da queste considerazioni, forse si può tentare di dare una definizione un po’ più generale delle solite, dell’utilità della filosofia. Essa, la filosofia, dunque, non è altro che bisogno di andare oltre, di uscire da uno <stato di minorità>, come diceva Kant: la sua funzione, pertanto, non è che quella di suscitare il desiderio di uscire da questo <stato di minorità>, di prendere coscienza delle cose, osservando e indagando. Ma, a questo punto, c’è un’altra domanda che mi viene spontanea: la filosofia è fuori o dentro di noi? Cioè, va cercata all’esterno, o è un qualcosa che è in noi e di cui, in fondo, sono tutti capaci?

Non est homo, qui sit inexpers philosophiae”, aveva scritto Pico della Mirandola ad Ermolao Barbaro. Forse Pico intendeva dire che non è uomo chi non si occupa di filosofia; e forse lo intendeva in senso attivo. Comunque sia, io credo che “non è uomo chi non è filosofo” perché è come parte stessa della natura umana, il filosofare. Il bambino filosofa; tutti, ad un certo punto della nostra vita, bene o male filosofiamo. Pertanto credo che la filosofia sia un qualcosa che nasce spontaneo: è il bisogno di riflettere, di penetrare un velo fitto e confuso, cioè l’ignoranza, la mancanza di conoscenza, e di stabilire relazioni, di cercare un ordine.

La filosofia, poi, è anche una modalità della mente: in base alle conclusioni cui giungiamo man mano che proseguiamo la nostra ricerca, selezioniamo e scartiamo, dopo averle criticate razionalmente, delle opinioni relativamente inaccettabili, per cui è come se ci calassimo in un determinato punto di vista che influenza la nostra esperienza delle cose da quel momento in poi, fino a che non raggiungiamo altre conclusioni che determinano un ulteriore mutamento. Per questo la filosofia è, come disciplina, capace non solo di abbracciare tutte le altre discipline – nel senso che è capace di indagarle e di riflettere su ognuna di esse - ma di determinare il nostro modo di approcciarci ad esse. Essa è come se fosse immanente: non solo cambia il nostro modo di vedere le cose, ma cambia il nostro modo di esperire le cose. […]